di Simone Mazza
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Formato: 15 x 21
Numero Pagine:
176
Editore: Book Evolution
L'AUTORE:
Simone Mazza è un ragazzo di 21 anni, residente a Belluno in Veneto. La sua passione per la scrittura è cominciata verso la fine del 2011, quando ha abbozzato alcuni racconti fantascientifici, molto brevi ma ben dettagliati; da lì in poi i suoi scritti sono cresciuti sempre di più, sia per contenuto che per lunghezza, fino a che ha steso il suo primo vero romanzo: Shadowland Il parco delle ombre. Contemporaneamente ha lavorato anche ad altri racconti (mai pubblicati), fra cui una raccolta di storie, alla quale dedica molto tempo tutt'ora. L'avventura è appena iniziata.
Intervista Book Evolution Edizioni
1. La
passione per la scrittura è recente o maturata nel tempo?
Maturata nel tempo, senza dubbio; è una di quelle passioni che non
ti aspetti di poter coltivare tanto meno
possedere, ma che nasce dal nulla e che travolge piano piano. La fantasia ce
l'ho sempre avuta, ed anche molto elastica, ma mai avrei pensato di poterla
tradurre sotto forma di libro; ora come ora è molto viva.
2. Quale
è stata la motivazione scatenante che le ha fatto capire di voler essere uno scrittore?
L'idea
che i miei brevi testi, i miei piccoli racconti rimanessero una cosa puramente
personale, senza avere la possibilità di farli leggere a molte persone (amici e
familiari a parte) rendeva il tutto quasi inutile; è risaputo che quando si
hanno delle qualità , o comunque quando si crede di possederle, bisogna
esternarle per essere pienamente soddisfatti di sé stessi.
3. Quale
tra le sue opere è quella che preferisce maggiormente?
Ovviamente
Shadowland, soprattutto per il fatto che è il mio primo romanzo vero e proprio;
tuttavia, ho scritto dei brevi racconti a mio parere molto interessanti e non
vedo l'ora di farli leggere al pubblico. Shadowland è il più completo, quello
che racchiude la moltitudine di idee che avevo espresso negli altri testi
minori; giusto per stuzzicarvi un po', una delle storie brevi che mi piacciono
di più e che ritengo una chicca è “Riesumate Joseph Cunningam”.
4. In
cosa trova l’ispirazione?
Dipende:
alcuni giorni è il clima che influisce sulla mia fantasia e sulla mia voglia di
scrivere, altre volte sono i miei stati d'animo (soprattutto nei giorni di
malinconia). Poche volte sono state le persone a ispirarmi, ciò che invece
accade quando scrivo canzoni. Ci sono momenti in cui mi basta guardare fuori
dalla finestra per trovare delle parole, frasi che fanno scattare qualcosa in
me, oppure momenti in cui ripenso a un evento accaduto in passato e comincio a
trascrivere quello che mi passa per la testa, chiaramente in chiave narrativa.
5. Quali
sono le difficoltà che trova un autore emergente?
Secondo
me l'inizio è davvero difficoltoso, il gettarsi nella mischia è la parte più
complicata; non sai se ciò che hai scritto possa avere valore per gli altri, e
ti soffermi a pensare se abbia innanzitutto valore per te o se sia solo il
risultato di un momento di follia. Se ti fai bloccare da questo pensiero, è
finita. Un'altra difficoltà può essere risultare originali, cercare di stupire
con argomenti che la gente non ha ancora affrontato, o che ha affrontato in
forme diverse; oggi, tempestati da film, serie tv, fiction, programmi
televisivi di ogni tipo, risultare originali è un'impresa ardua, ma sta
all'autore emergente.
6.
Quanto sono autobiografici i suoi libri?
Considerando
il fatto che metto sempre una parte di me in ogni racconto, e che talvolta i
personaggi hanno qualche caratteristica in comune con me, molto.
7.
Quante ore al giorno scrive? Quale ambiente preferisce? Cosa aumenta la sua
concentrazione e cosa la diminuisce?
Non ci
sono dei giorni precisi o prestabiliti, quando sento di dover scrivere, scrivo.
L'ambiente, invece, è un fattore fondamentale: solitamente scrivo nella mia
camera, nel silenzio totale e in solitudine; se sto con altre persone o in
posti rumorosi non riesco a concentrarmi, e rischio di perdere anche quelle
poche idee che mi vorticano nella mente. Prediligo i posti chiusi, bui, magari
con una finestra che possa comunque aiutarmi in caso debba prendere spunto da
cose reali; spesso, l'impatto visivo con oggetti ed altre cose concrete mi
annebbiano l'ispirazione, perché essendo un ragazzo con molta fantasia ho
bisogno di avere meno riscontri possibili con tutto ciò che si definisce
“reale”.
8. Parla
di ciò che sta scrivendo con i suoi familiari?
Li rendo
sempre partecipi delle mie storie, ma non compongo mai racconti con loro. Le
mie opere sono unicamente mie e per ora non me la sento di dividerle con
qualcuno, almeno non nel momento della battitura; se si tratta di condividere,
invece, sono a piena disposizione di tutti.
9. Come
supera il demone della pagina bianca?
L'inizio
è spesso problematico: nel mio caso, tento di immedesimarmi totalmente nel
personaggio che vorrei descrivere; mi capita molte volte di cominciare dal
titolo, ed altrettante di concepire un racconto partendo dalla vita del protagonista.
Quello che avviene dopo è poco ragionamento e tanto sentimento.
10. Ha
dei consigli da dare a chi inizia ad approcciarsi alla scrittura?
Se bastasse solamente scrivere qualcosa di rivoluzionario
sarebbe forse troppo facile; bisogna prima di tutto creare qualcosa che ci
appartenga nel modo più intrinseco, qualcosa che rispecchi al 90% ciò che
siamo, lasciando quel 10% alla sconosciuta follia che ci attende. Il “non
abbattersi mai” è sottinteso, bisogna arrivare fino in fondo, bisogna
raggiungere l'obiettivo prefissato, bisogna crederci, perché se siamo i primi a
non credere in noi stessi, nessuno potrà farlo.
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