Recensione - Come cenere a Vallaida



Era questa la vita: una folle, rapidissima corsa verso un qualcosa o un qualcuno. 

Miei cari lettori, mettetevi comodi, perché oggi vorrei parlarvi di un libro che ho avuto il piacere di conoscere grazie alla collaborazione con la Casa Editrice Bonfirraro Editore e che mi ha lasciata col cuore a pezzi

Risultati immagini per come cenere a vallaidaCome Cenere a Vallaida
di Stefania Rinaldi 
Pagine: 297
Prezzo: € 18.90
Editore: Bonfirraro Editore
Anno: 2018

Quella di Paolo è una famiglia all’apparenza come tante altre: un padre premuroso, una madre amorevole, una figlia giovane e ambiziosa.Questa visibile normalità rappresenta il frutto di anni di verità omesse su quella che è la vera storia di Paolo che, per amore di sua figlia Martina, ha da tempo deciso di chiudere con quel passato tanto doloroso che finiva con il mettere in discussione le origini stesse della loro famiglia.Una famiglia messa a dura prova dall’improvvisa malattia della moglie, che condizionerà la vita di Paolo il quale, suo malgrado, dovrà adeguarsi e far fronte alla nuova situazione. Questo renderà necessario un tuffo nel passato che l’uomo compirà con sua figlia Martina, rivelandosi a essa senza più filtri. La giovane riscoprirà un padre profondamente diverso, un uomo che, pur mostrandosi sempre ottimista e forte, si mette a nudo senza timore di dover ammettere le sue paure e di dover lottare contro la malattia della moglie: l’Alzheimer. Una storia fortemente dominata dai sentimenti e dalla teatralità, un rincorrersi di eventi che, quasi inconsapevolmente, andranno a dar vita alla più bella Opera mai portata in scena: quella di Paolo e Viola che, ironia della sorte, sembra essere stata partorita dall’abilità di un Giuseppe Verdi che, meglio di chiunque altro, riesce a portarla nei due più importanti teatri che hanno segnato la vita di Paolo.


Non mi è difficile immaginare che, dalla copertina, il libro possa non dirvi nulla che faccia breccia nel vostro cuore da lettore innamorato. In realtà credo che Stefania Rinaldi abbia scritto uno dei libri più emozionanti e commoventi che io abbia mai letto. 
Era da tempo che non leggevo un libro così, un testo dal ritmo lento, capace di cullare con le sue parole come se fosse una ninna nanna al chiaro di luna, ma carico di sentimenti come pochi racconti nella vita. 

Le letture frivole sono belle, sono utili, sono un toccasana per volare via con la fantasia e con le farfalle dei primi grandi amori, ma ci sono libri che hanno del lirico e che non possono non toccare le corde più intime dell'anima di un lettore solitario.

Martina è ormai grande, e ha avuto il coraggio di seguire la sua passione per la fotografia in America, dove ha avuto fortuna nel lavoro e in amore.
Vivere lontano dai propri cari è sempre difficile, per questo Martina decide di tornare in Italia dopo qualche mese dal suo ultimo viaggio: i suoi genitori le mancano tanto. Vorrebbe parlare loro di Jacob, dell'uomo che ormai da qualche mese occupa i suoi pensieri quotidianamente e con cui condivide l'intimità.
Quando Martina atterra in Italia, c'è il padre Paolo ad attenderla, con gioia sì, ma anche con un velo di ansia che il lettore non avrà modo di comprendere tanto presto.
Inizia quindi un racconto che porta il lettore indietro di decenni, in un'Italia vittima ancora delle guerre, dell'analfabetismo e della povertà. Ma è un racconto elaborato con grande maestria dall'autrice e narrato da Paolo con altrettanta passione, e che prende piede nel teatro della brillante Vallaida, dove va in scena un amore fulminante e passionale nel tempo causa di frustrazione e sofferenza. 


E' un amore ripetuto, un amore che sembra morire e rigenerarsi nelle generazioni future, tutte legate dallo stupore che solo l'Opera, e nello specifico, la Traviata di Verdi, può suscitare. 

Vallaida, florido e rigoglioso regno di gioia e speranza, fu culla su cui figli di madre divina si adagiarono stringendo tra le braccia sogni di gloria, fu loco d'incontro che superbamente unì realtà a finzione, al punto tale da confonderne i confini, donando agli spettatori l'incanto di magiche atmosfere. 

Come Cenere a Vallaida Ã¨ proprio questo. E' una narrazione piena di incanto di magiche atmosfere, ricco di amore, speranza, gioia, ma anche tristezza e amarezza per la consapevolezza della caducità della vita che giunge quando ormai il sipario sta per essere chiuso. Si presenta come una rappresentazione teatrale splendida in tutto e per tutto, dove i protagonisti sono Paolo, Viola e la loro figlia Martina, insieme a qualche fantasma del passato che fa da comparsa e da cornice a questo toccante racconto. 

E' la storia di un uomo che dopo numerose delusioni ha trovato l'amore della sua vita nel modo più naturale e romantico possibile: Viola, il suo grande punto di riferimento, la sua grande montagna che ora vede sgretolarsi proprio davanti ai suoi occhi a causa dell'Alzheimer. La malattia sembra portarla sempre più vicino a sé e sempre più lontana da Paolo.  
Cosa ne sarà di lui? 
Ha sempre vissuto per Viola e Martina, ma adesso sembrano due anime così lontane. L'una evidente simbolo della fine, l'altra ritratto di un nuovo inizio e di una vita ancora tutta da scoprire. 
Quale sarà la sua scelta? 

Durante la lettura si avverte una netta ma non prepotente distinzione tra due metà del romanzo: nella prima il lettore si trova con i sensi in allerta, tutto intento nella scoperta di questi nuovi protagonisti e le loro radici, per conoscere ciò che li rende tali nel presente; nella seconda invece prevale un profondo e infinito senso di tristezza e malinconia, un crescendo di emozioni che dipingono la flebile fiamma della vita che va per spegnersi, in un finale inaspettato ma teatrale come tutta la storia. 
Una storia che è scritta con una sintassi melodiosa e un lessico talvolta aulico che accompagna lo sviluppo della magica atmosfera teatrale che caratterizza l'intera narrazione. 

Ringrazio ancora una volta Bonfirraro Editore per avermi consentito di appurare l'esistenza di questo splendido libro, e Stefania Rinaldi per averlo scritto. 

⭐⭐⭐⭐⭐

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