Avete mai letto Fahrenheit 451 di Ray Bradbury? E' uno dei primi distopici che mi è capitato tra le mani quando avevo 17 anni, e all'epoca mi piacque tantissimo. Quando ho letto la sinossi di Manaraga mi sono incuriosita sulla scia di quello che avevo provato leggendo Fahrenheint, e desideravo porgerlo alla vostra attenzione!
Vladimir Sorokin
Pagine: 224
Prezzo: € 9.99/14.45
Editore: Bompiani
Genere: distopico
È il 2037, l’unica carta stampata è quella delle banconote e leggere significa dar fuoco ai libri per cuocervi sopra cibi prelibati. Carré di agnello con Don Chisciotte, bistecca di tonno con Moby Dick, manzo di Kobe con L’adolescente. Le edizioni cartacee sono cimeli conservati nei musei: gli chef che si dedicano al book’n’grill lavorano spesso nella più totale clandestinità per soddisfare le richieste dei loro ricchi clienti. Géza, uno di questi cuochi, specializzato in classici russi, racconta i suoi viaggi per il mondo, tra prelibatezze e traffici illeciti, fino allo scontro con una società segreta dedita alla falsificazione di rare prime edizioni che ha il suo centro in cima al monte Manaraga.

Siamo nel 2037 e il mondo è appena uscito da una sorta di Nuovo Medioevo e dalla Seconda Rivoluzione Islamica. Inoltre esso è totalmente digitalizzato, infatti, l’unica carta ancora in circolazione è il denaro. L’uomo convive con delle “pulci” innestate direttamente nel cervello, le quali forniscono indicazioni, veicolano sogni, agiscono sull’umore del proprietario. Geza, per esempio, convive con tre “pulci”: la rossa guida il suo psicosoma, la blu ne guida la navigazione, la verde è addetta all’aspetto comunicativo-informativo.
E' in questa strana atmosfera che si sviluppa il book’n’grill, una tecnica (non esattamente consentita dalla legge) per cucinare a ricchi clienti che si divertono ad organizzare costosissime cene con piatti prelibati che prendono vita dalle fiamme di importanti libri, al posto della legna o del gas, in particolare di prime edizioni di classici famosi, reperibili ormai solamente in musei o collezioni private.
Spero non sia morto nessuno di voi, leggendo le ultime righe.
Buona parte del libro, soprattutto quella iniziale, spiega quali siano le caratteristiche e le capacità che deve possedere un book'griller stellato per ottenere fama e successo con i clienti. Géza è specializzato nella "cucina russa", cioè nel book'griller servendosi dei classici della letteratura russa. (Questa volta sono morta io: amo la letteratura russa).
In compagnia del protagonista, che non perde mai l'occasione di tenere il lettore al corrente dei suoi impegni, lavori, pensieri, avrete la possibilità di carpire alcuni dibattiti che non potranno non farvi riflettere.
Attraverso la voce di Géza, infatti, Sorokin - esponente del concettualismo moscovita - realizza un affresco della società moderna, sottolineando - e criticando - lo status dell'uomo contemporaneo, il suo smarrimento, la sua incapacità di dare spazio all'introspezione, al sentimentalismo per la cultura..

Manaraga, come un qualsiasi distopico, non è un libro per molti.
Se sperate di avere tra le mani un libro che elogi la lettura, quella che intendiamo inter nos, siete davvero fuori strada. Manaraga è il monte degli Urali in cui sta succedendo qualcosa di strano, e avrete davanti una divertente storia, colorata di suspense, che dipinge un possibile futuro, purtroppo non troppo lontano.
La peculiarità , infatti, di questo futuro distopico è il fatto che esso non sia così assurdo (parliamo del 2037, cioè meno di un ventennio futuro), ma che sia comunque estraneo a quello che è il nostro attuale stile di vita. E' incredibile come i libri siano tanto venerati, come se l'uomo riconoscesse la loro importanza e il loro prestigio, ma che allo stesso tempo essi siamo sprecati - e bruciati - per cucinare. E' un enorme contraddizione non troppo lontana dalla realtà di oggi.
Manaraga é una gigantesca metafora per farci riflettere su quello che è il ruolo, oggi, della cultura.
Si è davvero trasformata in qualcosa di importante ma di cui non è necessario cibarsi?
Sul fatto che l'epoca non si possa descrivere come una delle più letterarie credo siamo tutti d'accordo. Non so neppure se si possa definire letteraria. E questo mi preoccupa.
Non mi stupisce che questa analisi scientifica della realtà condita da una cruda critica, venga fuori da una penna russa. E' una caratteristica che la letteratura russa si porta dietro da decenni, è un po' nostalgica, un po' realista e pessimista, eppure molto riflessiva!
E' in questa strana atmosfera che si sviluppa il book’n’grill, una tecnica (non esattamente consentita dalla legge) per cucinare a ricchi clienti che si divertono ad organizzare costosissime cene con piatti prelibati che prendono vita dalle fiamme di importanti libri, al posto della legna o del gas, in particolare di prime edizioni di classici famosi, reperibili ormai solamente in musei o collezioni private.
Spero non sia morto nessuno di voi, leggendo le ultime righe.
Buona parte del libro, soprattutto quella iniziale, spiega quali siano le caratteristiche e le capacità che deve possedere un book'griller stellato per ottenere fama e successo con i clienti. Géza è specializzato nella "cucina russa", cioè nel book'griller servendosi dei classici della letteratura russa. (Questa volta sono morta io: amo la letteratura russa).
In compagnia del protagonista, che non perde mai l'occasione di tenere il lettore al corrente dei suoi impegni, lavori, pensieri, avrete la possibilità di carpire alcuni dibattiti che non potranno non farvi riflettere.
Attraverso la voce di Géza, infatti, Sorokin - esponente del concettualismo moscovita - realizza un affresco della società moderna, sottolineando - e criticando - lo status dell'uomo contemporaneo, il suo smarrimento, la sua incapacità di dare spazio all'introspezione, al sentimentalismo per la cultura..

Manaraga, come un qualsiasi distopico, non è un libro per molti.
Se sperate di avere tra le mani un libro che elogi la lettura, quella che intendiamo inter nos, siete davvero fuori strada. Manaraga è il monte degli Urali in cui sta succedendo qualcosa di strano, e avrete davanti una divertente storia, colorata di suspense, che dipinge un possibile futuro, purtroppo non troppo lontano.
La peculiarità , infatti, di questo futuro distopico è il fatto che esso non sia così assurdo (parliamo del 2037, cioè meno di un ventennio futuro), ma che sia comunque estraneo a quello che è il nostro attuale stile di vita. E' incredibile come i libri siano tanto venerati, come se l'uomo riconoscesse la loro importanza e il loro prestigio, ma che allo stesso tempo essi siamo sprecati - e bruciati - per cucinare. E' un enorme contraddizione non troppo lontana dalla realtà di oggi.
Manaraga é una gigantesca metafora per farci riflettere su quello che è il ruolo, oggi, della cultura.
Si è davvero trasformata in qualcosa di importante ma di cui non è necessario cibarsi?
Sul fatto che l'epoca non si possa descrivere come una delle più letterarie credo siamo tutti d'accordo. Non so neppure se si possa definire letteraria. E questo mi preoccupa.
Non mi stupisce che questa analisi scientifica della realtà condita da una cruda critica, venga fuori da una penna russa. E' una caratteristica che la letteratura russa si porta dietro da decenni, è un po' nostalgica, un po' realista e pessimista, eppure molto riflessiva!
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