Recensione - La città delle ragazze



Cari lettori, 
non ho i mezzi per riportarvi un paragone con il famoso libro Mangia, Prega, Ama della stessa autrice perché non l'ho mai letto, ma inizio subito col dirvi che La città delle ragazze è un libro splendido, e che qualsiasi parola spesa non sarà mai alla sua altezza.

48198352. sx318 La città delle ragazze
Elizabeth Gilbert
Pagine: 491
Prezzo: € 20,00 (cartaceo)
Editore: Rizzoli

Feste strepitose, attori seducenti, dive egocentriche e poi musica, risate, luci che si accendono. Vivian Morris ha novantacinque anni, ma se chiude gli occhi torna a essere la diciannovenne che dopo un fallimentare tentativo al college si è ritrovata a sbirciare dietro le quinte del vivace e sgangherato teatro gestito da sua zia Peg. L'anno è il 1940, la città New York, gli ambienti sono quelli del Lily Playhouse, un odeon pazzo dove le ragazze in cerca di fortuna si offrono al mondo, all'arte, agli uomini. Vivian inciampa in questo fiume in piena e ne è trascinata via, complice il fascino di Celia, soubrette dal corpo meraviglioso e con la voce cupa da gatta randagia. Mentre la ragazza scopre di avere un talento come costumista, zia Peg la accoglie nel suo regno esploso, al centro della città più sognata e ai margini della sua ricchezza. Dove bisogna scrollarsi di dosso la provincia impressa nel passo e negli occhi. La città delle ragazze è la storia di un'educazione sentimentale gioiosa, la rappresentazione di un universo che non teme di mostrarsi famelico, rumoroso, fragile e mosso da un'inquietudine costante. Amato dalla migliore critica americana, che ha trovato in questa scrittura uno sguardo illuminante e onesto sulla natura e il carattere del desiderio femminile, ecco il nuovo romanzo di Elizabeth Gilbert.

La mia recensione

La città delle ragazze è un libro che si racconta da solo, e che non ha certo bisogno di una comune lettrice per essere presentato al pubblico. E' uno di quei libri che donerei a una persona a me cara con una sola frase: "Leggilo, perchè ne vale la pena". 
Risultati immagini per new york 1940Io non so se il libro abbia fatto breccia nel mio cuore perché sono particolarmente sensibile ai toni nostalgici, storici e quotidiani, ma la sua femminilità è troppo attraente per lasciarselo passare sotto il naso senza avergli dato una chance. 

E' un libro che può essere vissuto attraverso tutti e cinque i sensi: Elizabeth Gilbert ha avuto la straordinaria capacità di portare il lettore indietro nel tempo, nel 1940, tramite la narrazione magnetica di Vivian Morris. L'arco temporale in cui possiamo godere della compagnia di Vivian arriva fino alla fine del secolo e oltre, se i miei calcoli non sono errati, ed è un periodo in cui la vediamo sbagliare - tante e tante volte, crescere, cambiare, maturare. E' un personaggio complesso ma sapientemente strutturato e per questo affascinante, nonostante - o forse proprio per questo - sia capace di farsi odiare e amare all'interno dello stesso capitolo. 

Tutta la storia nasce da una semplice domanda da parte di un personaggio marginale, Angela Grecco, che chiede alla nostra protagonista come avesse conosciuto suo padre, Frank Grecco. E' così che inizia questo meraviglioso racconto in cui è possibile avvertire i rumori della New York dell'epoca, i colori, i buoni e cattivi odori, i sapori della vita in un secolo importante come il 1900, e la bellezza dei tessuti lavorati da Vivian. 
Dopo un fallimentare tentativo a uno dei college d'èlite del momento, Vivian si reca a New York, dove ha la possibilità di viversi sua zia Peg, proprietaria di un piccolo - e scadente - teatro del quartiere, il Lily Playhouse, che sembrava avesse come  principale obiettivo quello di ospitare tutte quelle giovani anime in cerca di fortuna e senza un tetto sulla testa. E' qui che Vivian conosce Celia Ray, una delle soubrette del teatro e senza alcun dubbio la più bella. Al Lily Vivian scopre di avere un incredibile talento come costumista, grazie alle lezioni di uncinetto impartite dalla nonna quando era ancora una bambina, e soggiornando lì non può non iniziare a interagire con il resto di questa stramba famiglia: Celia sarà la sua più stretta compagna di vita fino al primo trimestre del 1941, insieme al resto delle soubrettes. 
Vintage burlesque photo print photograph 1940s pinup poster image 0E' la bellissima soubrette che introduce Vivian ai piaceri della vita, agli uomini, al divertimento sfrenato fatto di feste e alcol, e a una vita sregolata con l'unico scopo di sperperare il bene prezioso della giovinezza. 
Inutile dirvi che Celia non sarebbe mai potuta diventare la mia migliore amica, e se qualcuno di voi guarda le mie instagram stories può facilmente intuire che lo stile di vita di Celia non si avvicina minimamente a quello che conduco io - che sono più asociale di mia nonna, ma la ritengo una figura necessaria per l'intera vicenda, oltre che un personaggio ben costruito. 
Anche con Vivian il mio rapporto è stato un po' incerto. Quando ci siamo conosciute, o meglio quando la Vivian narrante mi ha presentata alla Vivian narrata, non posso dire di aver provato un'immediata simpatia ed empatia nei suoi confronti. E' un personaggio senza peli sulla lingua che toglie il velo da tutti quei tabù imposti e auto-imposti, che ha smesso di vergognarsi dei suoi desideri e dei suoi impulsi, che sebbene non abbia partecipato a una rivolta, risulta essere uno dei personaggi più rivoluzionari che io abbia mai incontrato al cospetto di un periodo come la seconda metà del '900, dove la vita sembrava essere solo un agglomerato organico di regole che succedono, e non qualcosa di imprevedibile come invece voleva viverla Vivian, nel pieno della sua libertà. Ricordiamo che Vivian giunge a New york nel 1940, nel periodo in cui l'Europa sta per diventare il palcoscenico del secondo conflitto mondiale, anche se come ben sappiamo pure l'America e il Giappone ne hanno risentito. I giovani vengono chiamati alle armi e inizia un periodo di restrizione economia che avrà la sua rivalsa negli anni del boom economico. La restrizione all'epoca era anche culturale, non erano ammesse coppie omosessuali, né unioni tra bianchi e neri, e la donna aveva dei compiti ben stabiliti e delle regole da seguire al di fuori delle quali poteva sorbirsi le malelingue più colorite. Lo scandalo era dietro l'angolo a qualsiasi mossa, ma Vivian si presenta come il ritratto di una libertà prematura per quei tempi tanto severi, e ci sono cose che - credo - una signora non abbia voglia di esporre con la nonchalance che caratterizza la nostra Vivvie, ma lei se ne frega assolutamente. Trovava un'ottima invenzione i pantaloni maschili ma amava confezionare abiti sontuosi e femminili come pochi, non voleva saperne di matrimonio perché le stava bene la compagnia occasionale degli uomini. Era sposata con la città, con la bellissima New York che le aveva dato una vita soddisfacente, per l'epoca. 

A un certo punto una donna si stanca di vergognarsi sempre di sé. Ed è allora che diventa libera di essere ciò che è davvero. 

Finita la guerra, l'orgoglio americano riempiva le strade di New York, e se da un lato molte cose erano cambiate e avevano lasciato un prepotente senso di tristezza e nostalgia per un ambiente che era stato non solo di Vivian ma anche nostro, dall'altro la storia stava andando avanti, verso gli anni '60 e il boom economico.

Il romanzo viene presentato come un romanzo epistolare, in realtà questa definizione non è del tutto corretta, perché non vi è una corrispondenza all'interno della narrazione. L'intero romanzo è una lunghissima lettera che la protagonista scrive ad Angela, e se ogni tanto Vivian non si rivolgesse esplicitamente a lei, ci si potrebbe dimenticare del contesto, così rapiti dal racconto. 
Non lasciatevi spaventare dalla quantità delle pagine perché Elizabeth Gilbert ha realizzato un piccolo capolavoro, con personaggi che odierete e amerete e con una storia che non è un semplice romanzo storico - anche se è ben contestualizzata in uno dei periodi storici più importanti degli ultimi secoli. Non è neanche una semplice e pura narrazione autobiografica, perché Vivian non è l'unica di cui avrete notizie, e non è un romanzo d'amore anche se è tangibile l'amore per New York e per una persona speciale che risulta essere la chiave dell'intero romanzo: Frank Grecco, l'unico uomo che lei abbia mai amato. 

In definitiva, è una storia splendida, commovente, realistica, nostalgica, piena di descrizioni così emozionanti da coinvolgere anche il più scettico dei lettori, arricchita da contrasti che rendono tutto più interessante in un'epoca che non abbiamo mai vissuto ma che grazie a Elizabeth possiamo intravedere. 

★★★★★

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