Riot - Recenzione


Ho capito questo libro la mattina dopo la sera in cui l'ho finito, e vorrei dirvi tante cose, ma so che nessuno leggerebbe una recensione troppo lunga, quindi vi dico le cose più importanti. 

Secondo me Riot è una storia d'amore a 360°. Amore per l'Irlanda, amore per la pace, amore per la vita, amore per i sogni, amore per la famiglia e amore per gli amici. Amore. 

L'amor che move il sole e l'altre stelle, diceva zio Dante

Ma non è una storia per ragazzi, per giovani adulti si, ma per ragazzi forse no. E qui la mia remora è più rivolta alla casa editrice, che all'autrice, ovviamente. 

Il libro: 

Negli anni ’70, sullo sfondo di una Derry divisa a metà da un fiume che separa gli Irlandesi dagli Inglesi, si gioca la vita di quattro ragazzi. Dopo un’infanzia trascorsa tra le strade polverose del Bogside – nella periferia più violenta di Derry – accanto alle camionette dei soldati inglesi, tra riot e bottiglie incendiarie, ognuno di loro si trova ad affrontare la battaglia dell’adolescenza, portandosi dietro i fantasmi di un’infanzia difficile. A fare da spartiacque la Bloody Sunday, una domenica di protesta che sconvolgerà i loro destini. Per salvarsi dalla droga e dalle bombe che dilaniano il mondo che li circonda, Cillian e Saoirse, Aidan e Orla potranno contare solo sulla tenacia della loro amicizia.

La storia: 

La storia è ambientata nel Bogside, un quartiere di Derry, città del Nord Irlanda. Siamo negli anni Settanta, anni di rivolte e guerre tra irlandesi e inglesi, anni in cui l'Irlanda lotta per avere  un paese unito e Derry si trova proprio tra la Repubblica d'Irlanda e l'Irlanda del Nord.

Saorsie, Cillian, Aiden, Orla, sono quattro bambini prima e quattro giovani ragazzi dopo che vivono le disgrazie di un'Irlanda in guerra, grigia, caotica, piena di demoni. Dove già in tenera età i bambini sanno cos'è la morte, sanno come comportarsi di fronte ai soldati inglesi, durante i riot, durante i cortei. 
Dei bambini che, in pratica, non sono mai stati bambini. 

Come immaginerete, la trama non lascia indifferenti, le tematiche forti sono tante: la guerra fa da scenario principale ma raccontando della debolezza umana in situazioni così tragiche, l'autrice ci parla anche di tossicodipenza, disturbi alimentari, cinismo eccessivo, morte, su*c*dio. 
Tutte tematiche devastanti.
Eppure Edith Joyce riesce a parlarne con molta delicatezza e fragilità, perchè fragili sono i protagonisti di questa storia. 

Tutti e quattro i protagonisti (ma anche i personaggi secondari) combattono la guerra e le loro fragilità a modo loro, ma per fortuna Orla e Saorsie ci regalano qualche bagliore di speranza. Loro lottano anche per la vita, per il futuro, per tutte quelle cose che a noi - che siamo semplicemente nati in un paese che non vede la guerra da un po' (e speriamo che continui così) - sembrano ovvie. Scontate. Normali. Alla portata di tutti. 
Riot, oltre che a infondere amore, infonde anche consapevolezza nel lettore, che se si può permettere di leggere un libro in tranquillità è sicuramente stra-fortunato. 

La scrittura

La scrittura mi è piaciuta davvero tanto, è coinvolgente, ti tiene incollata alle pagine, e il libro scorre come l'acqua. 
Quando ho percepito lo stile così crudo e diretto mi sono preoccupata un po', perchè in genere sono molto sensibile, ma Edith non ha superato i miei limiti (che sono molto bassi) e mi sono goduta la lettura con grande piacere. 
La scrittrice ha avuto la capacità di portarci in Irlanda, alle feste, ai riot, ai cortei, e nelle strade del Bogside con una naturalezza disarmante. 

Ps. Io non ho pianto 😂

Grazie Edith, 
per questa bella storia. 
⭐⭐⭐⭐,5




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