Recensione - Zarina



 Zarina || Ellen Alpsten ||  DeA Planeta || 22 ottobre 2019 || 623 Pagine

Palazzo d'Inverno, febbraio 1725. Quando lo zar Pietro il Grande esala l'ultimo, travagliato respiro, sua moglie Caterina i è la regina astuta e seducente che tutti hanno imparato a temere e ad ammirare. La donna piena di risorse che ha profuso ogni sforzo pur di rimanere al fianco dell'imperatore; colei che più di ogni altra lo ha amato e odiato, aiutato e tradito, subìto e saputo domare. Ma nel passato di Caterina c'è molto di più. Figlia illegittima di un contadino della Livonia, prima che l'incontro con l'imperatore di Russia le cambiasse il nome e la vita, Caterina era Marta: sposa poco più che bambina di un soldato svedese, domestica al servizio di un pastore in Lettonia, salvata da un ufficiale dell'esercito russo, serva del principe Mensikov. Non c'è sopruso, violenza o barbarie che Marta non abbia provato sulla propria pelle e, adesso che lo zar è morto, l'ultima, decisiva battaglia la attende: quella per il potere. 

La mia recensione

Non so se lo sapete, ma ho sempre avuto un debole per i Romanov. Ho una specie di ossessione da quando ero piccola, da quando mi innamorai del cartone animato "Anastasia" che però è ambientato nei primi del '900. 
Qui facciamo un salto indietro con la stirpe, e la Alpsten ci porta a cavallo del '700. I Romanov, infatti, hanno regnato in Russia per 300 anni, dai primi anni del 1600 al 1919! 

L'autrice ci racconta la sofferta storia di Caterina I, l'ultima moglie di Pietro Il Grande, colui che fra le tantissime cose - belle e brutte - viene ricordato per la fondazione di San Pietroburgo. 
Le primissime pagine del romanzo ci portano al 1725, alla morte di Pietro, ma quella è solo la fine di una lunga storia. Il libro, infatti, rappresenta un enorme flashback rispetto al momento della morte di Pietro, e ci permette di conoscere chi era Caterina e come ha fatto a diventare la compagna dello Zar. 

... nel giro di qualche ora avrei potuto essere morta o desiderare di esserlo, oppure sarei potuta diventare la donna più potente di tutte le Russie.

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Marta, il vero nome della Zarina prima di acquisire tutti i titoli che Pietro ha condiviso con lei successivamente, era una comunissima ragazza, figlia di contadino, il cui destino non si prospettava degno di un romanzo, e se pensate che si sia trattato semplicemente di una donna molto fortunata vi posso dire che vi sbagliate di grosso. Marta è arrivata molto in alto, sì, ma il prezzo da pagare è stato altrettanto salato. 
Nei capitoli in cui la Alpsten ci presenta la protagonista si descrivono le scene più crude, a volte dovevo prendermi qualche secondo di pausa per andare avanti perchè nessuna donna dovrebbe subire quello che Caterina ha sopportato. E' per questo che sfoggia a testa alta le vesti di una donna vissuta tutta da ammirare, coraggiosa, determinata, saggia, che ha saputo sfruttare al meglio i duri colpi che la vita le ha inflitto cercando di trarne più vantaggio possibile. Questo è stato il suo potere. La sua fortuna e sfortuna (capirete leggendo), invece, era la sua bellezza. 

Caterina è sempre rimasta accanto allo Zar, nei suoi momenti di sconforto, nei suoi momenti di debolezza, anche quando Pietro non ha fatto altro che prenderla a pesci in faccia. Dal romanzo si evince il loro rapporto, il loro matrimonio, ma anche le usanze di un periodo che di illuminato aveva ben poco. Si ricordano le guerre, si tocca con mano la povertà, la mancanza di igiene, il degrado, l'ingiustizia. Si comprende quanto fosse difficile essere madre, portare avanti le gravidanze, che anche quando venivano portate a termine non significava che il bambino fosse scampato da ogni pericolo. Caterina infatti voleva regalare a Pietro una numerosa famiglia, ha avuto 13 gravidanze, ma soltanto Anna ed Elisabetta riuscirono a superare l'infanzia.

Forse solo allora capii cosa voleva condividere con me. Le lacrime mi scesero sulle guance, segnando il pesante belletto. Pietro strinse al petto lo scettro e mi sollevò una mano: insieme avevamo vissuto e amato, e insieme governavamo.

Ma la bellezza di questo romanzo non sta semplicemente nel contenuto, quanto piuttosto il modo in cui viene gestito e soppesato durante la narrazione. Non ho avvertito una parte del romanzo più pesante dell'altra, né altri squilibri. Ellen Alpsten ha davvero avuto la capacità di scrivere un romanzo storico con la R e la S maiuscole. Perché? Per il semplice fatto che non sembra né uno di quei noiosi saggi storici, né uno di quei romanzi tutto fumo e niente arrosto. C'è sostanza, c'è il giusto equilibrio tra avvenimenti storici, intrighi politici e relazioni amorose. E potrebbe essere un buon libro per approcciarsi al genere. Per chi invece ama i romanzi storici, questo non vi deluderà! 

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